Il giorno dopo la tempesta

La pioggia cessa. Le nuvole si aprono. La luce migliora. Esci. Qualsiasi visione va bene, purché il grigio lasci spazio ad altro, magari con un ampio respiro. Il ritorno alla normalità è fatto di visioni anche uniche. Come la foto che ritrae un paesaggio di mare e di nuvole che ti lascia respirare come se fossi uscito per la prima volta da un posto buio dove sei stato rinchiuso per chissà quanto tempo.

Di solito, dopo la tempesta, mi riverso verso il mare. Ho la fortuna di abitare da quelle parti, perciò corro spesso ad osservare l’orizzonte.

Il mare è ancora impetuoso. Non si fermerà mai, e non lo farà ora. Ma non è un mare nemico. È solo un mare che devi guardare e basta. Un mare che ha bisogno di ritrovare anche lui la sua pace. E tu sei lì perché hai bisogno di ritrovare anche tu un po’ di pace. Respiri come se fosse la prima volta, e ascolti un canto provenire dalle onde del mar Ionio. Un canto guerriero che forse si sta placando.

Ovviamente si tratta di una sensazione. Perché anche tu cerchi pace, e allora dai uno sguardo verso l’orizzonte, andando oltre le onde, per dare una risposta a te stesso.

Ti accorgi di non essere il solo a guardare il mare. Sei sulla spiaggia, con il sole che sta cominciando a farsi vedere timidamente, e non lontano c’è un bambino che gioca con il mare, senza però toccarlo. Gli si avvicina solo per gioco e basta, con i genitori non tanto lontani a vigilare su un gioco che forse è il più naturale possibile. Magari ti ci rivedi, perché anche tu un tempo sei stato bambino, e quando pioveva eri triste. Ammettilo. E pregavi perché quella pioggia finisse. Non per paura, ma perché volevi magari correre e giocare. E se ti trovavi davanti al mare, allora la gioia sprizzava dal tuo cuore. Ammettilo. Ti senti un po’ bambino. Ed è questo che ti fa sorridere alla fine della pioggia.

Il colore inizia a farsi più nitido grazie alla luce che si fa più forte. Quando le nuvole si aprono, sprazzi di luce inondano il panorama a sprazzi, e magari ti capita a vedere quello che solitamente vedresti solamente su un dipinto. Ma la natura è fatta di questi momenti, che capitano solo per pochi secondi. Sì, perché la luce del sole, dietro le nuvole che si muovono, è ancora capricciosa. Hai sempre poco tempo per memorizzare quel momento. Ti rendi conto che si tratto di un piccolo sprazzo di normalità, perché lì sulla passerella vedi delle persone che ci camminano volentieri. Un vero e proprio cammino verso la luce.

Passa la tempesta, però la devastazione resta. Tanti resti sulla spiaggia, mentre una persona anziana si allontana passo dopo passo e dopo essersi fatto una passeggiata giusto per respirare un’aria che non sia pioggia. Questa visione un po’ desolante ti rattrista, perché quei rifiuti non sono figli della tempesta, bensì figli delle persone poiché rifiuti di plastica usciti da chissà dove. Le tempeste hanno quest’effetto devastante, e te ne accorgi quando tutto finisce. Ti rendi conto che la pioggia e il vento non fanno altro che farti vedere quello che tu magari combini. Perciò ti ritrovi un po’ circondato dai rifiuti, che forse spariranno un giorno, ma intanto restano lì come se fossero i trofei della tempesta per mostrare quello che tu sei, un essere minuscolo che però quando vuole può fare cose grandi.

Te ne vai sulla passerella, quella struttura che simboleggia un po’ la passeggiata sul mare della città di Crotone, e lì il mare torna a essere capriccioso. Un’onda dietro l’altra. Mentre respiri aria pura, ti rendi conto che magari ci sei andato solo per fare un gioco con il mare. Almeno la pensi così, mentre ti accorgi che non sei solo. C’è un gruppo di amici che passeggia con tanta calma, non curandosi delle onde che sbattono sugli scogli. Già, per loro è importante che la pioggia sia terminata. E poi ascoltare il mare che sbatte contro gli scogli è uno spettacolo che non ha prezzo. Sono sempre pochi quelli che riescono a godere di una musica che di sicuro non si ascolta tutti i giorni.

Scorgi nelle immediate vicinanze un pescatore solitario che si dibatte tra gli scogli e le onde del mare cercando di pescare qualcosa. Un chiaro ritorno alla normale quotidianità di una persona che senza volerlo diventa anch’essa protagonista di una visione naturale, mentre la luce comincia a farsi più forte e il mare che assume un altro colore, più vivo e più poetico. Ci sono immagini che ti restano in testa se le guardi con attenzione, e se hai la tua macchina fotografica a portata di mano non puoi fare a meno di ritrarre un momento del genere. Perché quel pescatore solitario, tutto sommato, rappresenta il chiaro legame dell’uomo che ha con la natura. Un legame che dura dall’inizio dei tempi. Un legame che non si spezzerà mai.

Ed ecco che il tramonto si affaccia. Le prime luci del tramonto crotonese, con le nuvole che si stanno aprendo di più per far passare una luce più forte che si posiziona tra le onde impetuose, ma armoniche di un mar Ionio che adesso ha il sapore dei viaggi di Ulisse. In pochi passi sulla spiaggia mi sento un po’ come il condottiero di Itaca che scrutava sempre l’orizzonte per trovare la direzione di casa. Ma qui io sono a casa, e ci cammino con calma, godendomi semplicemente l’attimo. In lontananza quel lanternino sempre presente che per decenni ascolta il mare e come un guardiano non si lascia intimorire né da sole forte dell’estate, né dal mare grosso d’inverno. Lui è sempre là, e fin quando sarà lì Crotone non avrà nulla da temere. In fondo la pioggia è una lunga serie di lacrime che si asciugheranno prima o dopo.

Un piccolo intruso cammina sulla spiaggia senza nessuna paura. Un piccolo cane randagio sta fermo a contemplare la fine della tempesta. Anche lui come me è rimasto fermo e chiuso al sicuro da una pioggia fastidiosa, rumorosa. I cani, durante la pioggia, semplicemente aspettano che sia finita. Magari provano anche paura, e quando ci sono i tuoni loro hanno paura perché ne avvertono la violenza impetuosa che disturberà loro il sonno. Ma loro sanno che la pioggia prima o poi finirà, e quando finisce loro si affacciano spesso sul mare per riprendersi la libertà che per qualche giorno gli è stata tolta. Il cane, un pochino timoroso, si tranquillizza. Perché entrambi siamo venuti per la stessa cosa, e non c’è nessun motivo di litigare solo perché vuoi abbracciare un po’ di sana e buona luce.

Il tramonto si fa più vicino. La notte scenderà. Cammino sulla spiaggia, lasciandomi alle spalle i detriti della tempesta. Poi do uno sguardo indietro, e guardo che cosa mi ha lasciato la pioggia violenta. Vedo una città decadente che però in questo momento è abbracciata da meravigliosi colori. Ci stanno anche le nuvole, e coprono il sole che a sua volta si fa vedere a sprazzi, e in quegli spazi mi accontento di vedere Crotone sotto una nuova luce. I detriti sulla spiaggia non mi danno neanche più fastidio. In questa visione forse ho trovato il senso della tempesta. Un qualcosa che sento dentro di me, mentre aspetto la sera con la pace nel cuore. Un ultimo sguardo prima di tornarmene verso casa. La pioggia è terminata. Oggi ho visto il giorno dopo la tempesta. Di sicuro ce ne saranno altri. Ma per adesso conta soltanto sentire quello che ti lascia l’attimo. Un attimo che vorresti non se ne andasse mai.

Testo e fotografie di Aurélien Facente,

ottobre 2018

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